Nella moltitudine degli ordini e delle idee, costruiamo quotidianamente la nostra realtà. Dall’esterno riceviamo stimoli, informazioni, sensazioni che immagazziniamo e organizziamo, in modo inconscio o selettivo. Ma non è possibile calcolare quanti siano gli impulsi che incanaliamo costantemente. Ciò che possiamo constatare è la portata della loro influenza sulle nostre azioni e sulla nostra memoria, costituita da tutte le esperienze e le sensazioni provate e in continuo cambiamento. Se risulta impensabile rintracciare due realtà similari, nonostante la mancanza di prove effettive sull’esistenza dell’ “Altro”, è interessante domandarsi cosa accadrebbe se questa convinzione venisse ribaltata dal palesarsi di creature esterne al pianeta Terra, aliene. Il rovesciamento porterebbe a considerare errore tutto ciò che sembrava inizialmente chiaro, ipoteticamente mandando nel caos il sistema, che sarebbe costretto a riorganizzarsi da capo.
In quest’ottica si inserisce il lavoro di ME(A)LS, We are points of view in a fluid chaos, che ragiona su “visioni altre” date dall’uso di intermediari tecnologici che modificano e ampliano il mondo a cui l’individuo è abituato. Si vengono a creare nuove possibilità, dimensioni diverse che, seppur con riferimenti alla realtà, aprono a forme innovative di espressione. We are points of view in a fluid chaos si pone come una mostra-stimolo, in cui lo spettatore è attivo nel ricevere e nell’elaborare gli input forniti, interagendo con essi e con l’ambiente circostante. Tutte le opere proposte ragionano su quest’idea di connessione tra linguaggi differenti e l’interpretazione degli osservatori, che si pongono come una Visione Altra. In questo senso, l’interazione tra soggetti e individuo-macchina, fornisce un vasto campo di analisi solo per chi, attivamente, sospende l’Unico (razionale e consolidato) per sommarsi all’Altro.
Il percorso si apre con 1+1=3 (il sogno del melograno), citazione dell’olio su tela di Felice Casorati, definita dagli artisti come «un’opera somma». A seguito di una scansione fotogrammetrica, due melograni raccolti in giardino sono stati tradotti e ricostruiti attraverso le coordinate tridimensionali. Esposte su una mensola, due riproduzioni stereolitografiche in resina fotopolimerica, al cui interno è custodito il succo dei melograni originali, la reliquia preziosa di una vita tradotta dal display. Natura e tecnologia, simbolo e relazioni si intrecciano reciprocamente, andando a coinvolgere l’esercizio sensibile dell’osservatore. Per questo la somma di un melograno con un altro è necessariamente uguale a tre.
Sul tema dell’alterazione delle percezioni figura Adstrato (2nd version), che stimola ad entrare in una dimensione diversa, quella suggerita dal visore posizionato sotto un cono di luce rossa. Attraverso la modalità pass through, la realtà che appare all’individuo, mediata dal filtro rosso che simula l’atmosfera di una camera oscura, invita a rileggere l’ambiente circostante sotto un punto di vista differente. L’esperienza è accompagnata da una traccia audio nata da annotazioni e pensieri sul tema dell’errore, tradotti da un sintetizzatore vocale, udibile indossando il dispositivo.
115179 paesaggi + 1 è il risultato dei processi di una Rete Generativa Avversaria (GAN) che ha rielaborato una serie di scatti di paesaggi, realizzati tra il 2020 e il 2023, per crearne di altri. Una delle due reti neurali della GAN, detta generatore, ha prodotto una serie di immagini a partire da un vettore di rumore casuale da sottoporre all’attenzione della seconda rete, detta discriminatore. Questa cerca di comprendere se il risultato sottoposto è somigliante alle fotografie reali e se può essere attendibile. 115179 paesaggi + 1 è composta da alcune delle numerose immagini giudicate somiglianti alle primarie proposte dagli artisti alla GAN, riprodotte in sequenza da un proiettore. La cifra si riferisce alla quantità di riproduzioni realizzate dalla Rete, mentre il +1 allo stesso spettatore che attraverso la propria partecipazione attiva crea una visione ulteriore.
A conclusione del percorso, Untitled (credi negli alieni?), una conversazione curiosa intrattenuta con un modello linguistico testuale pre-addestrato. Le domande poste sono state tre, volte a comprendere le tipologie di reazioni che una macchina può avere. In tutte le risposte, il modello linguistico testuale ribadisce la sua incapacità di percepire immagini o ambienti, emozioni o sensazioni fisiche, avere credenze e coscienza.
Ma l’avvento delle nuove tecnologie, sempre più precise e innovative, sta rompendo velocemente quel confine tra umano e non, portandoci ad avanzare nuove domande.
«Esiste, quindi, una linea di demarcazione tra individuo e macchina?
Esiste una linea di demarcazione tra individui?»
Testo a cura di Martina Pappalardo